Non ce l’ho fatta

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Tutti gli sportivi hanno degli obiettivi. L’obiettivo è lo scopo stesso di un’azione. Tutto il comportamento dell’atleta può essere influenzato dall’obiettivo che si pone di raggiungere. Allenamento, alimentazione, cure mediche…per non parlare degli impegni degli atleti non professionisti, campioni di resilienza, che si devono dividere tra campo di allenamento, scuola e/o lavoro. Si lavora duramente per tagliare quel traguardo che ogni atleta, si suppone d’accordo con il suo allenatore o la sua squadra, si pone all’inizio della stagione.

Ma a volte succede l’inevitabile:

Un infortunio, una squadra troppo forte all’inizio del girone, una notte insonne prima della competizione, un errore durante il gesto tecnico, la troppa ansia, le condizioni metereologiche non favorevoli…

Capita di doversi dire “Non ce l’ho fatta”.

Sconforto, frustrazione, delusione sono le emozioni che si affacciano subito nella mente dell’atleta. 

Ma dopo un primo momento di negatività, l’atleta ben supportato pensa subito al futuro, ponendosi altri obiettivi che siano raggiungibili e che abbiano scadenze più lontane.

Il superamento di un fallimento non è sempre facile da gestire. Può portare infatti al totale decadimento della motivazione e all’abbandono dell’attività. E’ necessario che l’atleta sia supportato da chi gli sta vicino: genitori, allenatore, squadra, dirigenti. Più si sente appoggiato, più sarà propenso a investire tempo ed energie per raggiungere un nuovo obiettivo.

Per uscire da questo momento ancora più forti, ancora più resilienti.

M.F.

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