“Andrada Ioana Surdeanu è una giovane promessa del tennis romeno. La scorsa settimana la sedicenne è stata battuta dalla russa Daria Kruschkowa ai quarti di finale del torneo ITF Marshall Open in Israele. Una volta tornata negli spogliatoi la ragazza è stata prima rimproverata e poi malmenata selvaggiamente da Lucian Surdeanu, padre e allenatore della sedicenne. L’uomo è stato prontamente arrestato dalla polizia israeliano e rilasciato su cauzione sette giorni dopo le violenze”
(corriere.it, per l’articolo completo clicca qui).
Leggere storie del genere lascia sconcertati: un padre-allenatore che utilizza castighi materiali, come il sequestro del cellulare, spesso l’unico strumento che un’atleta adolescente costantemente in viaggio possa utilizzare per mantenere un contatto con i propri coetanei e con i propri affetti, ma soprattutto infliggere violenze fisiche per educare la figlia e per punirla per gli errori commessi in campo, non è sicuramente un buon esempio di cultura di sport.
I genitori, al contrario, dovrebbero rappresentare per i propri figli-atleti un modello educativo positivo e la prima fonte di supporto a prescindere dal risultato ottenuto in campo.
Questo episodio di cronaca, pur essendo decisamente estremo e, ci auguriamo, sufficientemente raro, ci fa comprendere quanto possa essere importante per i genitori di giovani sportivi, partecipare a dei momenti formativi nei quali poter affrontare i temi “più caldi” nell’ambito genitori-figli-attività sportiva (cultura di sport, ruolo del genitore, gestione delle emozioni, comunicazione all’interno del triangolo genitori-figli-allenatore/dirigenza), ma anche poter contare su un supporto specialistico nella gestione del complesso rapporto con i propri figli atleti.
V.C.
Veramente scandaloso!